Buona pasqua ai naviganti
Vogliamo augurare Buona Pasqua a tutti i visitatori di questo blog, a quelli affezionati e a quelli di passaggio, e ai tantissimi che leggono senza commentare, ai sinistrati illuminati, ai terzomondisti, a quelli che portano avanti le loro battaglie,senza compromessi
Buona Pasqua a chi mangia la colomba ma lascia l' uovo, a chi divora l' agnello ma poi fà l' animalista con i cani
Buona pasqua ai non credenti, ai credenti mi sembra quasi inutile.
Buona pasqua ai Vollesi
Auguriamo a tutti voi ed alle vostre famiglie una Buona e Santa Pasqua.. con la speranza che la luce del Cristo Risorto possa illuminare per sempre il vostro e nostro cammino blablablaaaaa bla bla bla
Sperando che riusciate a passare una Buona Pasqua, nonostante tutti i tentativi dei nostri politici di rovinarcela.
Leopoldo Muschetti
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domenica 31 marzo 2013
martedì 26 marzo 2013
PRESIDENTE SIGNORI MINISTRI SIGNORI DEPUTATI
PRESIDENTE
SIGNORI MINISTRI
SIGNORI DEPUTATI
Con questo intervento portiamo la voce dei cittadini italiani che in rete hanno partecipato al confronto sul tema.
Noi del Movimento 5 Stelle siamo arrivati in questa aula Parlamentare per specifica libera e unica volontà del popolo italiano.
Noi siamo nuovi!
Siamo nuovi e per questo poco esperti delle vostre abitudini, delle dichiarazioni cavillose e dei doppi e tripli giochi. Siamo deputati ma continuiamo ad essere cittadini e pretendiamo di essere informati in modo chiaro e trasparente. Vi abbiamo ascoltato con attenzione, Signori Ministri, senza preconcetti ne pregiudizi anche perché Voi siete tecnici, non politici, dovreste essere professionisti della tecniche che vi distinguono nelle vostre competenze.
Abbiamo ascoltato le vostre spiegazioni e le vostre argomentazioni su questa assurda vicenda e non siamo soddisfatti. Non ci bastano le sue dimissioni Ministro degli Esteri.
Noi vogliamo capire e capire bene.
Questa dei nostri fanti di marina e' una vicenda oscura, nebulosa, confusa e certamente infelice. E' una vicenda definita da tutti gli osservatori internazionali una “pagliacciata”, criticata da tutti, dalla pubblica opinione, dagli organismi rappresentativi delle Forze Armate e, da ultimo, dai vertici delle stesse.
In questa vicenda ci sono dentro i nostri fanti con i loro destini, ci sono armatori privati con i loro interessi privati, rappresentanti diplomatici, Sottosegretari e Ministri della Repubblica. C'e' dentro un Paese come l'India, a cui ci siamo rapportati prima con supponenza e arroganza e poi, dopo il divieto imposto all'Ambasciatore Mancini di lasciare il Paese, evento senza precedenti nella storia, con arrendevole sottomissione. C'e' dentro la NATO con i suoi programmi. C'e' dentro la dignità di due pescatori morti e delle loro famiglie, vittime dimenticate di questa assurda storia. C'e' dentro soprattutto l'onore del popolo italiano.
Pertanto Signor Presidente ribadiamo che siamo assolutamente insoddisfatti delle giustificazioni fornite per questa tragica vicenda e chiediamo ai Ministri Presenti che riferiscano in dettaglio e con chiarezza quanto accaduto dal 15 febbraio 2012 ad oggi. Non vi stiamo chiedendo un favore, la trasparenza e' un vostro dovere nei confronti del vostro datore di lavoro, il popolo italiano, lo stesso popolo che vi ricompensa lautamente per ricevere in cambio pressapochismo e superficialità.
Vogliamo sapere se alle ore 17.00 circa la nave “Enrica Lexie” era o non era in acque internazionali. Ad oggi, a quanto ne sappiamo, le uniche certezze sono i dati recuperati dal GPS della petroliera italiana, le rilevazioni del Maritime Rescue Center di Mumbai e l'esame balistico effettuato dai periti indiani che confermerebbero un posizionamento della nave di 20,5 miglia a largo dell'India, ovvero nella zona definita “contigua” e quindi di pertinenza dello stato costiero.
Voi Signori Ministri sostenete altro, bene, fornite prove circostanziali e pubblicate online, lo dovete ai cittadini.
Vogliamo sapere se a bordo della stessa nave vi erano solo i due fucilieri della marina, La Torre e Girone o se invece la scorta era composta anche da altri uomini.
In tale eventualità vogliamo sapere chi era il comandante responsabile di questo reparto e cosa abbia fatto per tutelare i suoi sottoposti.
Vogliamo vedere i documenti che regolamentano l'utilizzo di professionisti militari italiani su navi private.
Vogliamo sapere dettagliatamente le “disposizioni d'ingaggio” consegnate ai militari a bordo.
Vogliamo sapere, Signori Ministri, quale sia stata l'autorità nazionale che, consultandosi con gli armatori della Lexie ha consentito l'inversione di rotta della nave come intimato dalle autorità indiane, inversione effettuata dopo circa due ore dall'incidente.
Inoltre vogliamo conoscere il nome, il cognome e il grado dell'autorità militare che ha ordinato ai nostri due fucilieri di scendere a terra e consegnarsi, di fatto, alle autorità indiane dello Stato del Keralam violando le norme a tutela dei diritti umani secondo cui nessun individuo deve essere consegnato ad un Paese dove rischia di essere sottoposto a pena di morte.
Ed ancora Signor Presidente e Signori Ministri, vogliamo sapere se ci sono state dazioni di denaro a favore della autorità indiane o dei loro singoli rappresentanti, l'esatto ammontare di tali eventuali dazioni, le precise motivazioni e se, per puro caso, ci sono stati riferimenti diretto o indiretti con la vicenda FINMECCANICA”. Il sospetto e' condiviso. Il fatto che il Ministro della Difesa di New Dlehi abbia sbloccato l'accordo commerciale da 300 milioni di euro con la Wass di Livorno per la fornitura di siluri ad alta tecnologia c'entra qualcosa con la consegna dei nostri soldati? Gli affari sono più importanti delle vite umane Signori Ministri?
Pretendiamo inoltre che il documento scritto dal Ministero degli Esteri Indiano che attesta che non ci sarà la pena di morte per i nostri soldati e che ha visionato il Sottosegretario De Mistura sia reso pubblico immediatamente chiarendo ogni dubbio sulla sua reale esistenza.
Per concludere vogliamo sapere chi ha avuto l'originale intuito di ideare e proporre ed articolare questo tipo di soluzione maldestra, ambigua, furbastra e caratterizzata da doppi, tripli e quadrupli giri di valzer.
Chi ha avallato tutto ciò?
Chi ha avallato tra le nostre autorità diplomatiche, militari e politiche questa meravigliosa strategia che tra parole date e ritirate, promesse fatte e non mantenute, impegni scritti e rinnegati ha sacrificato la libertà e, Dio non voglia, la vita stessa di due soldati obbedienti agli ordini ricevuti?
Comportamenti del genere enfatizzano purtroppo le convinzioni, sbagliate, di chi all'estero ci riconosce soltanto come mafia, intrallazzi e irresponsabilità, come anziani corteggiatori di nipoti di capi di stato esteri, come aguzzini diretti o indiretti di Dittatori in fuga che pensavano di potersi fidare dei loro baciamano amici italiani.
Comportamenti del genere mettono in pericolo la vita di tanti altri nostri connazionali in India oggi accusati ingiustamente e indiscriminatamente di essere inaffidabili.
Approfittiamo inoltre di questo intervento per ricordare al Governo che gli oltre 2900 nostri connazionali detenuti all'estero meritano la stessa attenzione istituzionale e anche mediatica riservata ai nostri fanti della marina.
Chi ha avallato ha fatto perdere la faccia all'Ambasciatore Mancini e ha gettato discredito sul nome dell'Italia nel mondo.
Chi ha avallato, Signori Ministri, e' responsabile e chi e' responsabile deve andare a casa! Accogliamo con soddisfazione le sue dimissioni.
Noi siamo nuovi Signori Ministri, siamo nuovi e siamo giovani. Ci siamo chiesti, in questi primi giorni di lavoro se saremo all'altezza del compito che il popolo ci ha affidato, beh, se voi siete i tecnici, se voi siete i cosiddetti esperti non abbiamo dubbi che i cittadini nelle Istituzioni sapranno fare molto meglio!
I cittadini-portavoce del M5S alla Camera dei Deputati
leopoldo Muschetti
SIGNORI MINISTRI
SIGNORI DEPUTATI
Con questo intervento portiamo la voce dei cittadini italiani che in rete hanno partecipato al confronto sul tema.
Noi del Movimento 5 Stelle siamo arrivati in questa aula Parlamentare per specifica libera e unica volontà del popolo italiano.
Noi siamo nuovi!
Siamo nuovi e per questo poco esperti delle vostre abitudini, delle dichiarazioni cavillose e dei doppi e tripli giochi. Siamo deputati ma continuiamo ad essere cittadini e pretendiamo di essere informati in modo chiaro e trasparente. Vi abbiamo ascoltato con attenzione, Signori Ministri, senza preconcetti ne pregiudizi anche perché Voi siete tecnici, non politici, dovreste essere professionisti della tecniche che vi distinguono nelle vostre competenze.
Abbiamo ascoltato le vostre spiegazioni e le vostre argomentazioni su questa assurda vicenda e non siamo soddisfatti. Non ci bastano le sue dimissioni Ministro degli Esteri.
Noi vogliamo capire e capire bene.
Questa dei nostri fanti di marina e' una vicenda oscura, nebulosa, confusa e certamente infelice. E' una vicenda definita da tutti gli osservatori internazionali una “pagliacciata”, criticata da tutti, dalla pubblica opinione, dagli organismi rappresentativi delle Forze Armate e, da ultimo, dai vertici delle stesse.
In questa vicenda ci sono dentro i nostri fanti con i loro destini, ci sono armatori privati con i loro interessi privati, rappresentanti diplomatici, Sottosegretari e Ministri della Repubblica. C'e' dentro un Paese come l'India, a cui ci siamo rapportati prima con supponenza e arroganza e poi, dopo il divieto imposto all'Ambasciatore Mancini di lasciare il Paese, evento senza precedenti nella storia, con arrendevole sottomissione. C'e' dentro la NATO con i suoi programmi. C'e' dentro la dignità di due pescatori morti e delle loro famiglie, vittime dimenticate di questa assurda storia. C'e' dentro soprattutto l'onore del popolo italiano.
Pertanto Signor Presidente ribadiamo che siamo assolutamente insoddisfatti delle giustificazioni fornite per questa tragica vicenda e chiediamo ai Ministri Presenti che riferiscano in dettaglio e con chiarezza quanto accaduto dal 15 febbraio 2012 ad oggi. Non vi stiamo chiedendo un favore, la trasparenza e' un vostro dovere nei confronti del vostro datore di lavoro, il popolo italiano, lo stesso popolo che vi ricompensa lautamente per ricevere in cambio pressapochismo e superficialità.
Vogliamo sapere se alle ore 17.00 circa la nave “Enrica Lexie” era o non era in acque internazionali. Ad oggi, a quanto ne sappiamo, le uniche certezze sono i dati recuperati dal GPS della petroliera italiana, le rilevazioni del Maritime Rescue Center di Mumbai e l'esame balistico effettuato dai periti indiani che confermerebbero un posizionamento della nave di 20,5 miglia a largo dell'India, ovvero nella zona definita “contigua” e quindi di pertinenza dello stato costiero.
Voi Signori Ministri sostenete altro, bene, fornite prove circostanziali e pubblicate online, lo dovete ai cittadini.
Vogliamo sapere se a bordo della stessa nave vi erano solo i due fucilieri della marina, La Torre e Girone o se invece la scorta era composta anche da altri uomini.
In tale eventualità vogliamo sapere chi era il comandante responsabile di questo reparto e cosa abbia fatto per tutelare i suoi sottoposti.
Vogliamo vedere i documenti che regolamentano l'utilizzo di professionisti militari italiani su navi private.
Vogliamo sapere dettagliatamente le “disposizioni d'ingaggio” consegnate ai militari a bordo.
Vogliamo sapere, Signori Ministri, quale sia stata l'autorità nazionale che, consultandosi con gli armatori della Lexie ha consentito l'inversione di rotta della nave come intimato dalle autorità indiane, inversione effettuata dopo circa due ore dall'incidente.
Inoltre vogliamo conoscere il nome, il cognome e il grado dell'autorità militare che ha ordinato ai nostri due fucilieri di scendere a terra e consegnarsi, di fatto, alle autorità indiane dello Stato del Keralam violando le norme a tutela dei diritti umani secondo cui nessun individuo deve essere consegnato ad un Paese dove rischia di essere sottoposto a pena di morte.
Ed ancora Signor Presidente e Signori Ministri, vogliamo sapere se ci sono state dazioni di denaro a favore della autorità indiane o dei loro singoli rappresentanti, l'esatto ammontare di tali eventuali dazioni, le precise motivazioni e se, per puro caso, ci sono stati riferimenti diretto o indiretti con la vicenda FINMECCANICA”. Il sospetto e' condiviso. Il fatto che il Ministro della Difesa di New Dlehi abbia sbloccato l'accordo commerciale da 300 milioni di euro con la Wass di Livorno per la fornitura di siluri ad alta tecnologia c'entra qualcosa con la consegna dei nostri soldati? Gli affari sono più importanti delle vite umane Signori Ministri?
Pretendiamo inoltre che il documento scritto dal Ministero degli Esteri Indiano che attesta che non ci sarà la pena di morte per i nostri soldati e che ha visionato il Sottosegretario De Mistura sia reso pubblico immediatamente chiarendo ogni dubbio sulla sua reale esistenza.
Per concludere vogliamo sapere chi ha avuto l'originale intuito di ideare e proporre ed articolare questo tipo di soluzione maldestra, ambigua, furbastra e caratterizzata da doppi, tripli e quadrupli giri di valzer.
Chi ha avallato tutto ciò?
Chi ha avallato tra le nostre autorità diplomatiche, militari e politiche questa meravigliosa strategia che tra parole date e ritirate, promesse fatte e non mantenute, impegni scritti e rinnegati ha sacrificato la libertà e, Dio non voglia, la vita stessa di due soldati obbedienti agli ordini ricevuti?
Comportamenti del genere enfatizzano purtroppo le convinzioni, sbagliate, di chi all'estero ci riconosce soltanto come mafia, intrallazzi e irresponsabilità, come anziani corteggiatori di nipoti di capi di stato esteri, come aguzzini diretti o indiretti di Dittatori in fuga che pensavano di potersi fidare dei loro baciamano amici italiani.
Comportamenti del genere mettono in pericolo la vita di tanti altri nostri connazionali in India oggi accusati ingiustamente e indiscriminatamente di essere inaffidabili.
Approfittiamo inoltre di questo intervento per ricordare al Governo che gli oltre 2900 nostri connazionali detenuti all'estero meritano la stessa attenzione istituzionale e anche mediatica riservata ai nostri fanti della marina.
Chi ha avallato ha fatto perdere la faccia all'Ambasciatore Mancini e ha gettato discredito sul nome dell'Italia nel mondo.
Chi ha avallato, Signori Ministri, e' responsabile e chi e' responsabile deve andare a casa! Accogliamo con soddisfazione le sue dimissioni.
Noi siamo nuovi Signori Ministri, siamo nuovi e siamo giovani. Ci siamo chiesti, in questi primi giorni di lavoro se saremo all'altezza del compito che il popolo ci ha affidato, beh, se voi siete i tecnici, se voi siete i cosiddetti esperti non abbiamo dubbi che i cittadini nelle Istituzioni sapranno fare molto meglio!
I cittadini-portavoce del M5S alla Camera dei Deputati
leopoldo Muschetti
lunedì 25 marzo 2013
programma JSF
L' imperativo categorico anche per noi attivisti m5s di Volla e che l'Italia deve uscire dal programma JSF (Joint Strike Fighter) per i caccia F-35 Anche se nutriamo fortissimi dubbi che ormai ciò possa avvenire.
L’Italia ha aderito al programma con un contributo di 10 milioni di dollari, a partire dal 1999, dopo che le Commissioni difesa della Camera e del Senato avevano espresso parere favorevole, rispettivamente nelle sedute del 9 e del 15 dicembre 1998.
Il nostro Paese ha confermato la partecipazione anche alla fase SDD, ( il programma si divide in quattro fasi )dopo i pareri favorevoli con osservazioni espressi dalle Commissioni difesa del Senato e della Camera, rispettivamente nelle sedute del 14 maggio e del 4 giugno 2002. L’Italia è impegnata in questa fase con 1.028 milioni di dollari (corrispondenti allora a 1.190 milioni di euro) in undici anni. Il costo complessivo della fase SDD è quantificato in 33,1 miliardi di dollari.
Secondo il Governo, l'intero programma comporterà per l'Italia un impegno complessivo stimato intorno agli 11 miliardi di dollari.
La nostra speranza(vana) è invece quella di un totale ripensamento da parte del Governo che forse si insedierà a breve.
E che, anche analizzando gli ultimissimi aggiornamenti ufficiali del progetto, potrebbe rendersi conto definitivamente come le priorità del nostro Paese e dei suoi abitanti siano di altra natura e di altra rilevanza, ed utilizzare le enormi risorse che dovrebbero servire per il loro acquisto verso investimenti più utili e sensati per la popolazione italiana
Leopoldo Muschetti
Movimento Cinque Stelle Volla
Fonti: Atti parlamentari, Ministero della difesa, ANSA, siti internet ufficiali del JSF, della Lockheed , di Finmeccanica,
http://leg16.camera.it/561?appro=89&Il+JSF+-+Joint+Strike+Fighter+-+nell%27industria+della+Difesa
http://documenti.camera.it/leg16/dossier/testi/DI0507.htm
Qui invece potrete trovare la composizione delle commissioni permanenti che decisero al posto dei cittadini italiani(altamente raccomandato)
http://www.senato.it/leg/13/BGT/Schede/CommissioniStoriche/0-00004.htm
http://www.senato.it/leg/14/BGT/Schede/CommissioniStoriche/0-00004.htm
leopoldo Muschetti
L’Italia ha aderito al programma con un contributo di 10 milioni di dollari, a partire dal 1999, dopo che le Commissioni difesa della Camera e del Senato avevano espresso parere favorevole, rispettivamente nelle sedute del 9 e del 15 dicembre 1998.
Il nostro Paese ha confermato la partecipazione anche alla fase SDD, ( il programma si divide in quattro fasi )dopo i pareri favorevoli con osservazioni espressi dalle Commissioni difesa del Senato e della Camera, rispettivamente nelle sedute del 14 maggio e del 4 giugno 2002. L’Italia è impegnata in questa fase con 1.028 milioni di dollari (corrispondenti allora a 1.190 milioni di euro) in undici anni. Il costo complessivo della fase SDD è quantificato in 33,1 miliardi di dollari.
Secondo il Governo, l'intero programma comporterà per l'Italia un impegno complessivo stimato intorno agli 11 miliardi di dollari.
La nostra speranza(vana) è invece quella di un totale ripensamento da parte del Governo che forse si insedierà a breve.
E che, anche analizzando gli ultimissimi aggiornamenti ufficiali del progetto, potrebbe rendersi conto definitivamente come le priorità del nostro Paese e dei suoi abitanti siano di altra natura e di altra rilevanza, ed utilizzare le enormi risorse che dovrebbero servire per il loro acquisto verso investimenti più utili e sensati per la popolazione italiana
Leopoldo Muschetti
Movimento Cinque Stelle Volla
Fonti: Atti parlamentari, Ministero della difesa, ANSA, siti internet ufficiali del JSF, della Lockheed , di Finmeccanica,
http://leg16.camera.it/561?appro=89&Il+JSF+-+Joint+Strike+Fighter+-+nell%27industria+della+Difesa
http://documenti.camera.it/leg16/dossier/testi/DI0507.htm
Qui invece potrete trovare la composizione delle commissioni permanenti che decisero al posto dei cittadini italiani(altamente raccomandato)
http://www.senato.it/leg/13/BGT/Schede/CommissioniStoriche/0-00004.htm
http://www.senato.it/leg/14/BGT/Schede/CommissioniStoriche/0-00004.htm
leopoldo Muschetti
mercoledì 20 marzo 2013
Pubblica utilità
LA NOSTRA AMMINISTRAZIONE E' DI PUBBLICA UTILITA'?
Questa domanda ci divorerà ancora per molti giorni.
Ebbene, per quanto sia difficile credervi, anche questa volta il consiglio comunale Vollese ha discusso del nulla.
Come è possibile dunque tanta, reiterata superficialità ai danni dei cittadini?colpa della maggioranza? colpa del opposizione?
Di certo sarà bene tenere a mente questi episodi, soprattutto nel caso in cui, nella prossima campagna elettorale, ci venga propinata una nuova edizione del famoso PUC
Leopoldo Muschetti
Questa domanda ci divorerà ancora per molti giorni.
Ebbene, per quanto sia difficile credervi, anche questa volta il consiglio comunale Vollese ha discusso del nulla.
Come è possibile dunque tanta, reiterata superficialità ai danni dei cittadini?colpa della maggioranza? colpa del opposizione?
Di certo sarà bene tenere a mente questi episodi, soprattutto nel caso in cui, nella prossima campagna elettorale, ci venga propinata una nuova edizione del famoso PUC
Leopoldo Muschetti
domenica 17 marzo 2013
La versione di chi in quellla aula ci stava
Sergio Puglia
Buongiorno a tutti!!!!
Ho riposato finalmente nel mio letto, quello di casa!
LA GIORNATA di IERI: Premesso che vi posto il video di Vito nel quale è
spiegato il tutto, ecco le mie impressioni/considerazioni.
La votazione finale vedeva due soli candidati: Schifani o Grasso.
(A norma dell'articolo 4 del Regolamento del Senato "...Qualora nella
terza votazione nessuno abbia riportato detta maggioranza, il Senato
procede nello stesso giorno al ballottaggio fra i due candidati che
hanno ottenuto nel precedente scrutinio il maggior numero di voti
-SCHIFANI e GRASSO- e viene proclamato eletto quello che consegue la
maggioranza..."
Nei giorni scorsi abbiamo rifiutato ogni
inciucio ed ogni logica spartitoria. Quindi NO ad accordi per inserire
alla Presidenza della Camera il ns candidato!
Ieri, come prima
accennavo, siamo arrivati all'ultima votazione nella quale qualsiasi ns
decisione avrebbe influenzato l'elezione di Schifani o Grasso quale
"Garante" del Senato della Repubblica.
Il gruppo si è incontrato per consultarsi prima della votazione finale. Abbiamo avuto due ore.....
Ciascuno, secondo il ns stile, si è espresso nella piena libertà e col
cuore aperto agli altri. Minuti veramente concitati, sentiti, sanguigni.
Chi conosceva BENE le malefatte di Schifani ce le comunicava con forza e
sentimento, chi ricordava le omissioni di Grasso faceva altrettanto....
Unanimi, come un sol corpo, siamo giunti alla conclusione che NON
potevamo consentire a Schifani di essere il ns Garante.
Ma
dovevamo altrettanto far comprendere che l'arroganza del PD non la
condiVideVamo, nelle votazioni precedenti avevamo indicato in modo
chiaro chi era la persona più indicata per noi: Luis Alberto Orellana! È
questo non lo hanno preso in considerazione. Dovevamo far capire il ns
peso in Senato.
Restava il nodo Schifani Presidente del Senato.... Schifani! UmmMMaMMMMmmA!
Come fare?
Scheda bianca, nulla e assenza dall'Aula per sottolineare che NON ci stiamo a queste scelte.
Ma attenzione a NON far scattare la Presidenza a Schifani!
Ciascuno in Aula aveva il suo ruolo, dovevamo realizzare l'obiettivo.
http://m.youtube.com/#/ watch?v=I-WNxS5BXIs&desktop_uri =%2Fwatch%3Fv%3DI-WNxS5BXIs
leopoldo Muschetti
martedì 12 marzo 2013
IL DOSSIER DI MATTEO RENZI, DAGOSPIA LO PUBBLICA.
Il sito Dagospia riporta in esclusiva il dossier di Matteo Renzi sulle spese all’interno del Pd.
Il Segretario Nazionale del Pd ha un Capo Segreteria (Zoia Veronesi, le voci dicono 90.000 euro lordi l'anno) e 4 segretarie, già facenti parte del personale Pd (guadagnano tra i 1.200 e i 2.000). Nello staff del Segretario come incarichi fiduciari sono assunti a tempo determinato il Portovace Stefano Di Traglia, (sui 4.000), il Capo Ufficio stampa Roberto Seghetti (credo sui 5.000 euro), il Vice capo ufficio stampa Chiara Muzzi (2.500). A loro si aggiunge Paola Silvestri (pagata dal gruppo Pd al Senato).
Il dossier è lunghissimo e diviso in capitoletti. C'è per esempio quello relativo alla segreteria:
Il dossier è lunghissimo e diviso in capitoletti. C'è per esempio quello relativo alla segreteria:
La segreteria è composta da 12 persone, si tratta di un incarico politico retribuito con contratti a tempo determinato di circa 3.500 euro al mese, più l'alloggio per chi non è di Roma. Il coordinatore della Segreteria è Maurizio Migliavacca, non retribuito in quanto parlamentare. Sotto di lui, Vanio Balzo (tempo indeterminato) , Alfredo D'Attorre e Alessandro Mazzoli (tempo determinato, circa 2.500). Migliavacca ha due segretarie (sui 1.500-1.800). Il Tesoriere Antonio Misiani (non retribuito in quanto deputato) è a capo dell'Amministrazione ( sei persone di cui due segretarie, 3 amministratrici e un dirigente.). Il dirigente è Trevisonno ( 5000 euro a tempo determinato, si occupa anche della gestione delle spese della festa democratica), le segretarie (1800-2000), gli amministrativi ( 1800- 2500).Quindi quello relativo all'organizzazione:
Stumpo. (già funzionario Pd, assunto a tempo indeterminato, sui 6.000 euro) sotto di lui Elettra Pozzilli (coordinatrice dell'area organizzazione, assunta a tempo indeterminato guadagna sui 3000). Tore Corona: tesseramento ( t. ind sui 3000 e passa). Andrea de Maria ( funzionario Emilia Romagna). Eugenio Marino, responsabile degli italiani nel mondo ( t.ind 2.500). Marina Sale, ufficio circoli ( t. ind sui 2000) Ha tre segretarie (tra i 1500 e i 2000).Dagospia riporta quindi tutte le altre voci del dossier. Si va dalla comunicazione fino a università e Youdem, la tv del Pd.
Enti locali, Davide Zoggia. ( 3.500, t. det., più alloggio). Lavorano per lui Peta, responsabile dei rapporti con gli amministratori ( t. ind 2.000). Silvana Giuffrè , funzionario ( t. ind sui 3000). Pacella ( assunto dall'Unione Province Italiane più contratto a progetto del Pd) e un altro funzionario con due segretarie che guadagnano dai 2000 ai 2500 a tempo ind.
ECONOMIA Fassina (3.500 t. det. senza alloggio) , sotto di lui dodici incarichi tematici, 3 dei quali retribuiti dal Pd. Il responsabile turismo Armando Cirillo (2.500 t.ind), Lucio Cafarelli (2.500 t. ind) , Valentino Filippetti (3.000 t.ind).
COMUNICAZIONE Matteo Orfini (3.550 t.det no alloggio) . Lavorano per lui Domenico Petrolo - progetti culturali ( tempo ind 1800-2000). Francesco Verducci ( non più stipendiato in quanto parlamentare ma assunto a t.det come funzionario partito). Rita Borioni e Alessandra Untolini ( la seconda è assunta a t. det ,ma entrambe retribuite dal pd). Francesco Siciliano ( t. det 1500). Orfini Ha due segretarie ( 1500-1800).
FORMAZIONE Anna maria Parente ( t. ind 3.500 no alloggio) . ha 4 persone che collaborano con lei. Di cui due assunte dal pd a t. ind ( 1500-1800) e due contratti a progetto. SCUOLA Francesca Puglisi (3.500 t.det più alloggio). Con le i lavora una dipendente pd a t. ind ( 1500-1700 ) e un collaboratore a progetto.
TERZO SETTORE Cecilia Carmassi ( t. det 3.500 più alloggio). Collabora con lei Gea Polidori ( funzionario a t. ind 3000)
TRASPORTI Matteo Mauri ( 3.500 con alloggio t.det). con lui collabora un dipende del pd ( t. ind 2000) e un collaboratore a progetto. Ha una segretaria ( già dipendente pd 2000 t. ind)
DIRITTI CIVILI. Ettore Martinelli ( 3.500 td con alloggio)
UNIVERSITÀ E RICERCA Marco Meloni ( non retribuito perché è consigliere regionale, ma ha un alloggio), con una segretaria già dipendente pd a t. ind.
AMBIENTE Stella Bianchi (3.500 t. ind no alloggio) ha un collaboratore Giovanni Lattanzi. Ha dato 5 incarichi non retribuiti. DONNE Roberta Agostini (3500 t. det no alloggio) ha una segretaria già dipendente pd (t.ind) e una collaboratrice a progetto.
FESTE ED EVENTI Responsabile feste Lino Paganelli ( funzionario t. ind 8000 circa) ha due segretarie ( t. ind 2.000)
COMUNICAZIONE E PROPAGANDA Stefano di Traglia ha una segretaria ( t. ind già dipendente pd) Daniela Gentile coordinatrice area (t. ind 3000) due dipendenti ( t. ind 1600-1900).
FORUM ICT Paolo Gentiloni (non retribuito in quanto parlamentare) ha una segretaria ( non pagata dal pd) e ha una collaboratrice ( t. ind pd 2.500)
FORUM GIUSTIZIA Andrea Orlando (non retribuito in quanto parlamentare) ha una addetta stampa ( già dipendente. Pd t. ind ). L. Di Bartolomei ( t. ind funzionario 2000)
FORUM RADIOTV Rognoni ( no retribuito ma alloggio pagato) con lui Gianluca Lioni ( funzionario e responsabile di area ( t. ind 2500)
FORUM WELFARE Beppe Fioroni ( non retribuito in quanto parlamentare) Ha una segretaria (dipendente pd t. ind 1400) ha un collaboratore Iannuzzi ( funzionario pd 2500).
FORUM CENTRO STUDI Gianni Cuperlo ( non retribuito in quanto parlamentare) . Ha una segretaria ( dipendente pd t. ind ) e Vezzosi ( funzionario Pd t. ind 3000-4000)
FORUM IMMIGRAZIONE Livia Turco ( finora non retribuita in quanto parlamentare). Ha un collaboratore Kalid Chouaki ( contratto a progetto e futuro parlamentare) e un funzionario marco Paciotti ( t. ind 2500)
FORUM ESTERI Lapo Pistelli ( non retribuito in quanto parlamentare) con lui lavorano Filibeck (funzionario pd t. ind 2500) e Ulisse ( funzionaria Pd t. ind 3500). Poi Raffaella Illice segreteria organizzativa ( t. ind 2000). Barabara Mola ( dipendente t. ind) capo segreteria Rossella Romano ( t. ind dipendente pd) Nicola Manca ( pagato dal gruppo parlamentare pd camera) Federica Mogherini ( parlamentare) Ugo Papi e Bader (consulenza).
FORUM INFANZIA E ADOLESCENZA Anna Serafini ( non retribuita, parlamentare) con lei collabora Lucia Fattori
FORUM LAVORO Emilio Gabaglio
FORUM NUOVI LINGUAGGI Pippo Civati ( non retribuito perché consigliere regionale)
FORUM PD RIFORMA DELLO STATO Luciano Violante ( non retribuito perchè parlamentare)
FORUM POLITICHE AGRICOLE Enzo Lavarra
FORUM AMBIENTE Laura Puppato
FORUM POLITICHE ISTRUZIONE Giovanni Bachelet ( non retribuito parlamentare)
FORUM POLITICHE FAMIGLIA Treu ( non retribuito parlamentare)
FORUM RIFORMA PA Oriano Giovanelli (non retribuito)
FORUM POLITICHE LOCALI Claudio Martini
FORUM MEZZOGIORNO Umberto Ranieri
FORUM UNIVERSITÀ E SAPERI Maria Chiara Carrozza (non retribuita)
FORUM ECONOMIA Paolo Guerrieri
SITO INTERNET Resp Tiziana Ragni (giornalista pd t. ind 3.000-4.000) Con lei lavorano 4 dipendenti del pd ( t. ind 1600-2000)
YOUDEM I dipendenti di youdem sono stati assunti da una società a cui fa capo il pd. La società si chiama Eventi Italia e l'editore è Lino Paganelli. Direttore Chiara Geloni ( t. det 90.000 lordi con contratto giornalistico art 1. Ha in più un contratto di collaborazione col pd. Circa 20.000 lordi) Coordinatore di redazione Cagelli (2000 euro assunto a t. ind con contratto giornalistico Aeranti Corallo) 8 redattori ( 1450- 2000 assunti a t. ind con contratto giornalistico, in parte Articolo 1 in parte Aeranti Corallo) Youdem si avvale di un collaboratore esterno Bucchi (2000 euro contratto a progetto) Fanno riferimento a Youdem anche le tre società fornitrici: Mosaico per il montaggio, Rea per riprese e regia e Doll per il sito.
Il numero dei dipendenti dei dirigenti del partito si aggira sui 180.
domenica 10 marzo 2013
GESET, ci sono i diritti, ma dove sono i doveri?
In un nostro post sulla pagina facebook "Movimento Cinque Stelle Volla" del 17 Febbraio 2013 illustravamo come l'amministrazione del comune di Volla con un adeguato controllo potesse trarre benefici economici dalla gestione degli spazi pubblici di affissione; tuttavia, nello scrivere quel post, non sapevamo che durante l'amministrazione Ricci (PDL) era stato in effetti stipulato, in data 11 Luglio 2011, un contratto che dava mandato alla società GESET, con sede legale in Cercola, per la modica cifra di EURO OTTOCENTOMILA, per la gestione dei servizi di:
riscossione imposta comunale sugli immobili;
riscossione imposta comunale sulla pubblicità e diritti pubbliche affissioni;
riscossione tassa smaltimento rifiuti solidi urbani;
riscossione tassa igiene ambientale;
riscossione tassa occupazione spazi ed aree pubbliche;
dal contratto si può leggere testualmente:
alla fine dell'art. 8: "L' appaltatore dovrà eseguire con proprio personale il servizio di affissione. su tutte le affissioni dovrà essere apposto un timbro a calendario. Dovrà altresì curare la defissione del materiale abusivamente affisso e la riscossione dei relativi diritti dovrà provvedere alla copertura dei manifesti scaduti.";
art. 9: "La società assumerà l'obbligo di procedere a proprie cure e spese per l'intera durata della concessione alla manutenzione ordinaria e straordinaria di tutti gli impianti affissionali inerenti al servizio già esistenti o che saranno impiantati ex-novo nel corso della concessione.";
comma 2: "Resta a carico della società l'obbligo di potenziare gli impianti affissionali nei limiti previsti dalla normativa e nel quadro generale degli impianti."
comma 3: "La società dovrà uniformarsi alle eventuali disposizioni che il comune potrà impartire in merito allo svolgimento del servizio in genere con particolare riguardo alla tutela del traffico, del estetica e del decoro cittadino. L'affissione dei manifesti dovrà avere luogo esclusivamente nei quadri appositamente destinati alle affissioni.";
risparmiandovi l'art. 10 sugli agi passiamo al altrettanto interessante art. 11: "ORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO: La società dovrà garantire l'istituzione sul territorio comunale di un proprio ufficio che dovrà restare aperto al pubblico per cinque giorni a settimana, garantendo il servizio per almeno quattro ore giornaliere e prevedendo anche due aperture pomeridiane. Il comune rimane completamente estraneo ai rapporti giuridici ed economici intercorrenti tra l'aggiudicatario ed il personale assunto. Tutti i costi di gestione del servizio sono a completo carico del concessionario."
Alla luce di quanto riportato desta stupore il fatto che gli uffici della suddetta GESET predisposti per l'espletamento dei suddetti servizi siano ora ospitati in alcune stanze del municipio, che potrebbero essere invece essere dedicate ad ospitare ad esempio associazioni di protezione civile oppure un distaccamento della polizia municipale attualmente collocato, non si sa per quale arcano motivo, in alcuni locali all'interno del cimitero; c'è inoltre da rimarcare che essendo tali uffici ospitati in una struttura pubblica anche i costi di utilizzo, acqua, luce, imposte come la TARSU ricadono completamente sulla intera collettività.
Infine è sotto gli occhi di tutta la cittadinanza lo stato in cui si trovano gli impianti di affissione pubblica.
Noi ci chiediamo per quale motivo le amministrazioni non fanno in modo che queste aziende rispettino i vincoli contrattuali sottoscritti, ci chiediamo per quale motivo il servizio affissioni e defissioni non ha mai funzionato.
I cittadini avranno mai risposta su questo?
Movimento Cinque Stelle Volla.
C’è una notizia che è clamorosamente passata inosservata in quanto
censurata dalla stragrande maggioranza dei giornali, dei canali tv e dei
siti web. C’è una notizia che se avesse
riguardato Beppe Grillo o Silvio Berlusconi, da molti considerati come
il male assoluto, la radice dei disastri italiani, apriti cielo… La
notizia è dunque questa che ha riportato Il Giornale: l’ingegnere Carlo
De Bedetti, proprietario del Gruppo Espresso, quindi del quotidiano la
Repubblica, avrebbe evaso la bellezza di 225 milioni di euro! Ma come,
proprio loro? Quelli che si guardano allo specchio per dirsi che sono
belli, bravi e buoni? Quelli che tutti gli altri sono sporchi, demagoghi
e cattivi? Quelli che fanno il tifo per il presunto campione di rigore e
sobrietà, il professor Monti? Esattamente, proprio loro.
Scrive Il Giornale meno di un mese fa, lo scorso 25 maggio:
“Arriva, durissima, la sentenza della commissione tributaria regionale di Roma. Una mazzata per l’ingegnere, che dovrà pagare la bellezza di 225 milioni di euro. Al centro della querelle – scrive Stefano Zurlo – sono le operazioni compiute da De Benedetti subito dopo aver raggiunto l’intesa con Berlusconi. È il percorso tortuoso seguito dai tecnici dell’Espresso a sollevare i sospetti degli 007 del Fisco. La prima mossa a finire nel mirino è la fusione per incorporazione dell’editoriale la Repubblica nella Cartiera di Ascoli. Per realizzarla vengono chiamati in causa tre soggetti: l’editoriale la Repubblica, la Cartiera di Ascoli e l’editoriale l’Espresso, tutti parte della galassia Cir. Perché viene messo in moto questo meccanismo?
La risposta dei giudici tributari è tranchant: «Dagli atti emerge con sufficiente chiarezza che tale operazione non era assistita da valide ragioni economiche». E allora? «E allora – si legge nel verdetto – se ne deve dedurre che la stessa non aveva altro scopo se non quello di ottenere un risparmio di imposta integrando così gli estremi della fattispecie elusiva di cui all’articolo 10 della legge 408/90, avendo le società partecipanti alla fusione, Cartiera e Repubblica, esposto “fraudolentemente“ ragioni economiche che solo in apparenza potevano giustificarla»”.
Il Giornale precisa che il Gruppo L’Espresso aveva vinto la ‘partita’ con il fisco in primo grado e vuole ribaltare il secondo grado ricorrendo alla Corte di Cassazione. Nel frattempo, però, si dovrà attrezzare per pagare 225 milioni di euro.
Ora, questa notizia, che i più non conoscono, sta beatamente sul sito internet del quotidiano milanese. La cosa incredibile – si fa per dire – è che cercando con Google informazioni su questa vicenda, non si troverà un bel nulla. Come mai c’è il silenzio tombale? Se la notizia fosse infondata, il Gruppo Espresso avrebbe già querelato da un pezzo gli acerrimi nemici de Il Giornale. Se non è avvenuto, dobbiamo dedurre che le informazioni sono esatte. Parliamo di una cifra colossale. Una cifra che diventa ancora più colossale se pensiamo che i presunti responsabili del misfatto sono quelli che volevano moralizzare Berlusconi e oggi pretendono di moralizzare l’intero paese. Poveri noi.
da nocensura.com
Scrive Il Giornale meno di un mese fa, lo scorso 25 maggio:
“Arriva, durissima, la sentenza della commissione tributaria regionale di Roma. Una mazzata per l’ingegnere, che dovrà pagare la bellezza di 225 milioni di euro. Al centro della querelle – scrive Stefano Zurlo – sono le operazioni compiute da De Benedetti subito dopo aver raggiunto l’intesa con Berlusconi. È il percorso tortuoso seguito dai tecnici dell’Espresso a sollevare i sospetti degli 007 del Fisco. La prima mossa a finire nel mirino è la fusione per incorporazione dell’editoriale la Repubblica nella Cartiera di Ascoli. Per realizzarla vengono chiamati in causa tre soggetti: l’editoriale la Repubblica, la Cartiera di Ascoli e l’editoriale l’Espresso, tutti parte della galassia Cir. Perché viene messo in moto questo meccanismo?
La risposta dei giudici tributari è tranchant: «Dagli atti emerge con sufficiente chiarezza che tale operazione non era assistita da valide ragioni economiche». E allora? «E allora – si legge nel verdetto – se ne deve dedurre che la stessa non aveva altro scopo se non quello di ottenere un risparmio di imposta integrando così gli estremi della fattispecie elusiva di cui all’articolo 10 della legge 408/90, avendo le società partecipanti alla fusione, Cartiera e Repubblica, esposto “fraudolentemente“ ragioni economiche che solo in apparenza potevano giustificarla»”.
Il Giornale precisa che il Gruppo L’Espresso aveva vinto la ‘partita’ con il fisco in primo grado e vuole ribaltare il secondo grado ricorrendo alla Corte di Cassazione. Nel frattempo, però, si dovrà attrezzare per pagare 225 milioni di euro.
Ora, questa notizia, che i più non conoscono, sta beatamente sul sito internet del quotidiano milanese. La cosa incredibile – si fa per dire – è che cercando con Google informazioni su questa vicenda, non si troverà un bel nulla. Come mai c’è il silenzio tombale? Se la notizia fosse infondata, il Gruppo Espresso avrebbe già querelato da un pezzo gli acerrimi nemici de Il Giornale. Se non è avvenuto, dobbiamo dedurre che le informazioni sono esatte. Parliamo di una cifra colossale. Una cifra che diventa ancora più colossale se pensiamo che i presunti responsabili del misfatto sono quelli che volevano moralizzare Berlusconi e oggi pretendono di moralizzare l’intero paese. Poveri noi.
da nocensura.com
sabato 9 marzo 2013
Il Parlamento Pulito inizia da qui: mandaci la tua candidatura
Il 15 marzo entreremo nelle aule parlamentari...non lasciateci soli.
Cerchiamo persone che vogliano aiutarci a far uscire dal buio questo Paese da affiancare ai gruppi parlamentari di Camera e Senato. Persone pulite, trasparenti e oneste, competenti e volenterose. Un Parlamento Pulito prima di tutto dall'assunzione degli assistenti e di coloro che lavoreranno con i gruppi. Sceglieremo i migliori tra i curricula che riceveremo, perché vogliamo svolgere un lavoro eccellente.
Le figure ricercate sono:
- Assistenti legislativi con laurea in materie giuridico-economiche con indirizzo pubblico, una profonda conoscenza del diritto costituzionale e diritto parlamentare.Questa figura seguirà i Portavoce nel lavoro delle Commissioni, preparerà proposte di legge, atti normativi ad hoc, proposte di emendamenti e rapporti sul lavoro delle commissioni.
- Assistenti alla segreteria organizzativa con laurea in materie giuridico-economiche con indirizzo pubblico o esperienza comparabile, una forte capacità organizzativa e di gestione delle criticità.
Seguirà i gruppi nell'organizzazione dell'agenda dei Portavoce per i lavori parlamentari e per la comunicazione con i cittadini e gli attivisti. Si richiede un'ottima conoscenza dei principali applicativi software di scrittura, database e fogli di calcolo, ed è indispensabile un'ottima conoscenza di Internet, i principali social network e della posta elettronica.
Seguirà i gruppi nell'organizzazione dell'agenda dei Portavoce per i lavori parlamentari e per la comunicazione con i cittadini e gli attivisti. Si richiede un'ottima conoscenza dei principali applicativi software di scrittura, database e fogli di calcolo, ed è indispensabile un'ottima conoscenza di Internet, i principali social network e della posta elettronica.
- Direttore amministrativo con laurea in economia ed esperienza pregressa di contabilità, gestione dei flussi di cassa e dei flussi con la banca.
- Revisore dei conti: iscritto all'albo, è responsabile del bilancio dei gruppi parlamentari in coordinamento con la società di revisione esterna.
Dalla prossima settimana inizieremo ad incontrarvi. Il tempo stringe, se vuoi candidarti per lavorare in Parlamento puoi mandare il tuo curriculum vitae a
curricula@movimento5stelle.it
Si chiedono il perche della non fiducia
Lo Stato e la mafia rinviati a giudizio dopo vent'anni per i loro
rapporti. Nelle aule del tribunale di Palermo sfileranno dal 27 maggio
senatori, ex ministri, vertici del Ros, generali e colonnelli che
avrebbero dovuto difendere la Repubblica.
"Stato e mafia sono andati a braccetto per oltre 40 anni. Ma dovevano incontrarsi in clandestinità ché, si sa, in Paese si parla. Così come amanti il loro rapporto è andato avanti e come in tutte le coppie, con alcuni screzi – oggi ti ammazzo un magistrato, domani mi arresti un boss – ma fondamentalmente con una convivenza anche abbastanza civile. Ci si sedeva allo stesso tavolo a spartirsi il manciare, ci si aiutava in un rapporto mutualistico. Insomma, una vera e propria coppia di fatto. E poi che ci fu? Ci fu che qualcuno, nell'est europeo, ha deciso di fare saltare il tavolo sul quale s'era poggiato il mondo sin dal dopoguerra. Si disgrega l'Unione Sovietica e gli stati satelliti e un giorno il mondo s'è svegliato con un muro in meno e nuove regole da creare sulle ceneri delle precedenti. E l'Italia è crollata appresso a tutto il resto. Fino ad allora lo Stivale era stato un buon campo di battaglia per le due fazioni in cui era diviso il globo, un terreno sperimentale sito nell'avamposto dell'Occidente a pochi passi dal comunismo. E, fra gli esperimenti, c'era quel rapporto con la mafia. Quei “goodfellas” affidabili, utili all'occorrenza ma che, senza comunista da tenere a bada, non erano più dei partner strategici. Così, sulla soglia delle nozze d'oro, Stato e mafia litigano. E per la prima volta, nel gennaio 1992, l’intera Cupola si trova con gli ergastoli definitivi sulle spalle.
Mafia: Non mi ha più garantita, ma che cos'è? Quella sentenza della Cassazione non doveva andare così. Me l'avevi promesso...
Stato: Eh, abbiamo fatto tutto il possibile, ma non c'è stato niente da fare. Poi quel Falcone... pareva che avesse finito di rompere i coglioni e, invece, è venuto a casa mia. Sì, a Roma. E si inventa: carcere per tutti gli indiziati di te, e finirono gli arresti domiciliari; ha ricalcolato i termini di custodia, così ho dovuto riportare in carcere un bel po' di voi; i benefici per i pentiti e la Dda in cui i magistrati tutti sanno tutto di te e pure la Dna perché dicono che sei un fenomeno nazionale per non parlare della Dia... sbirri tutti dedicati a te; pure la norma sui prestanome s'è inventato e poi, quel 41 bis, ma che è brutto anche solo a sentirlo nominare. Ma stai tranquilla, queste cose non passeranno mai. Parola d'onore.
Mafia: Onore?! Ma di cosa stai parlando, tu non sai nemmeno cosa vuol dire onore per me! Ora ti faccio vedere io. Non hai voluto fare come ti dicevo? Ora mi devo togliere i sassolini dalle scarpe. Sassolini... belli pietroni!
Stato: No, aspetta. Possiamo ancora farcela, certo ad aprile ci sono le elezioni...
Mafia: Elezioni sta minchia! Tu sei finito. Guarda i tuoi uomini, sono tutti vecchi, molli, stanno cadendo come pere sfatte. E se non cadono, non ti preoccupare, li taglio io i rami. Tutti fuori dalla sella li voglio! La gente non ci deve credere più in te e ricordati che qua, in Sicilia, lo stato sono io! Salutamu.
Sotto i colpi dei killer il 12 marzo 1992, a Mondello, cade Salvo Lima, leader della corrente andreottiana in Sicilia e indicato da numerosi documenti come referente politico principale di Cosa Nostra. Qualcuno comincia a farsela sotto. Anche perché cominciano a girare documenti. Si parla di “piano destabilizzante l'ordine repubblicano” e si fanno anche i nomi dei prossimi rami da tagliare. Calogero Mannino, ministro dell'ultimo governo Andreotti e leader della sinistra Dc nell'Isola, è nella lista. Per salvarsi la pelle, chiede aiuto al capo del Ros dei carabinieri, Antonio Subranni, e anche ai servizi segreti, rappresentati da Bruno Contrada. E mentre i picciotti sono in giro a Roma per cercare di seccare uno a scelta fra Costanzo, Falcone e Martelli, arriva l'ordine di tornare alla base. C'erano cose grosse da sbrigare. Esplosive.
Stato: Ma che fai, m'ammazzi Falcone?! Ma sei diventata pazza?
Mafia: Avanti, non fare il verginello, che m'hai anche dato una mano.
Stato: Non ti consento di fare certe insinuazioni...
Mafia: Se va bé... e io come facevo a sapere che stava arrivando?
Stato: …
Mafia: Lo vedi! Comunque, sei debole, noi siamo più forti. Ormai l'hanno capito tutti.
Stato: Aspetta un minuto, parliamone. Che cosa vuoi per farla finita?
Mafia: Ora cominciamo a ragionare. Intanto che fa, me li togli dai coglioni questo Scotti, questo Martelli e Andreotti poi... deve sparire dalla scena, altrimenti ci penso io... già, come vedi, non l'ho fatto diventare il tuo capo.
Stato: No! No! Ok, ora vediamo.
Dopo la strage di Capaci il ministro Claudio Martelli firma il decreto Falcone che contiene tutte le intenzioni del giudice da applicare nel concreto alla lotta alla mafia. Norme che restano in parte lettera morta, soprattutto sul “carcere duro”. Il 28 giugno Giuliano Amato forma il nuovo governo, Scotti passa agli Esteri ma Martelli resta. Intanto il Ros dei Carabinieri cerca Vito Ciancimino per cercare di capire come finire con questo “muro contro muro”. Di questa iniziativa viene a conoscenza Paolo Borsellino (http://www.youtube.com/watch?v=BQkv3iy4TsE), amico, braccio destro e erede naturale di Falcone, tramite Liliana Ferraro, succeduta a Falcone nella poltrona di direttore degli affari penali al ministero di Giustizia, alla quale il Ros chiede “una copertura politica” da parte di Claudio Martelli.
Mafia: Ma chi mi hai mandato, ma chi sono questi?
Stato: Credimi, ne so poco, ho saputo che sono andati da Ciancimino e che vanno a bussare alle porte dei ministri per cercare coperture...
Mafia: E Martelli, che ci fa ancora là?
Stato: Eh, sì... dammi un po' di tempo, non è così facile come per te... tu decidi, parti, ammazzi, torni a casa. Io c'ho ministri, presidenti, parlamentari...
Mafia: E non me ne fotte niente. E allora? Che risposta mi dai, mi pare di averti fatto un bello papello.
Stato: Eh, va bè, così, come si fa? Ci vorranno anni...
Mafia: Ma tu lo sai che noi abbiamo la stessa età
Stato: Ma ora non si può fare niente... e poi, ormai si sa, lo sa anche quello che meno di tutti doveva saperlo. A volte i miei dipendenti, quando prendono l'iniziativa, finiscono per combinare guai.
Mafia: E a quello ci pensiamo noi... come abbiamo sempre fatto! Che... tu scurdasti Dalla Chiesa? E La Torre... che ti stava sui coglioni anche a te! E tutte quelle cose che ho fatto per te?! Io mi sono preso sempre la mia responsabilità e anche questa volta lo farò ma sappi una cosa...
Stato: Cosa?
Mafia: Non ci fermeremo mai
Alle 18 del 19 luglio 1992 salta in aria via D'Amelio a Palermo e con essa anche Paolo Borsellino e la sua scorta. La stessa notte, dalle celle dell'Ucciardone dove avevano appena finito di bere lo champagne per festeggiare, vengono trasferiti i primi detenuti nell'isola di Pianosa al 41bis.
Mafia: E allora? Ma che dobbiamo fare?
Stato: No, guarda, stavolta hai esagerato.
Mafia: Di nuovo? Che fai finta di niente?
Stato: La situazione è messa male, devi avere un po' di pazienza, fermati un attimo e vediamo se possiamo trovare un accordo.
Mafia: Va bene, io mi fermo per un po', tranne qualche altro sassolino che mi devo togliere, ma tu non ti preoccupare, questi sono affari interni nostri. Sono cose nostre.
Stato: Aspetta che mi riprendo, ora, così, non posso muovermi, mi sono spiegato?
Mafia: E amunì, vedi di sbrigarti che qua i picciotti si lamentano... e si lamentano assai!
Cosa nostra, sotto la sua superficie ruvida e compatta si spacca. La strategia delle bombe sta solo portando enormi sofferenze ai carcerati. Che si fanno sentire. Tre giorni dopo la morte di Borsellino il Ros bussa alla porta della Presidenza della Consiglio parlando con Fernanda Contri dei contatti avviati con Ciancimino, il portavoce della Cupola. Non sarà l’unica. In ottobre anche il Presidente della Commissione Antimafia Luciano Violante viene informato dal Ros degli incontri con l’ex-sindaco di Palermo.
La trattativa avviata dal Ros cambia l'interlocutore finale: con il sanguinario Riina non ci sono margini di trattativa, anzi, in questo momento rappresenta un danno per la stessa organizzazione. Meglio puntare su Bernardo Provenzano, più “ragioniere”, avvezzo a badare agli affari e che con lo Stato ci ha sempre dialogato. Attorno a lui potrebbe organizzarsi una nuova mafia che deve rispettare le regole di quella vecchia: niente scruscio. Così il 15 gennaio Totò Riina viene arrestato dal Ros a pochi metri da casa sua, dove nessuno dei carabinieri entra per 18 giorni.
Mafia: Sei stato bravo! Complimenti, non me l'aspettavo...
Stato: Fai pure ironia? Sai anche tu che non c'erano alternative, a quello gli era partita la testa.
Mafia: Non ti preoccupare che ce ne sono altri... ti pare che è finita qua?! Dammi un pochino di tempo e vedi che minchia ti combino. Qua i picciotti dalle carceri continuano a lamentarsi. E che è sta cosa? La vogliamo finire?
Stato: Eh va bé, lasciamelo dire, te la sei cercata. Ora, però, stai tranquilla che con questo colpo abbiamo dato un bel po' di calmante alle persone. Abbiamo preso il 'maggiordomo'. È dietro le sbarre. Vedrai che piano piano la gente comincerà a pensare ad altro...
Mafia: Ti do quattro mesi di tempo, dopo di che... non puoi immaginare...
Stato: Si, ho capito. L'importante ora è non fare altre cazzate, la gente deve immaginare che hai accusato il colpo.
Mafia: Certo, intanto io mi faccio qualche riunione... vediamo che ne viene fuori.
Stato: Fai come vuoi, sai che non sono mai stato geloso
A Febbraio 1993 Martelli viene costretto alle dimissioni perché raggiunto da un avviso di garanzia per una vecchia storia di tangenti, al suo posto va Giovanni Conso. I vertici del Dap, Dipartimento amministrazione penitenziaria, vengono sostituiti. Al posto di Nicolò Amato e Edoardo Fazioli, arrivano Adalberto Capriotti (vecchio magistrato di Trento) e Franco Di Maggio, magistrato d'assalto a Milano nei primi anni '80 finito poi all'Alto commissariato antimafia. Di Maggio non aveva i titoli per ricoprire quell'incarico ma ci pensa il presidente della Repubblica in persona, Oscar Luigi Scalfaro, che nominandolo in pochi minuti dirigente generale alla Presidenza del Consiglio lo fa salire di grado. Ma è già troppo tardi. A Firenze il 27 maggio una bomba fa cinque morti. Pochi giorni prima Maurizio Costanzo sfugge ad un attentato. Il 2 giugno, giorno dell’anniversario della nascita della Repubblica, un’autobomba viene fatta ritrovare a cento metri da Palazzo Chigi. Negli stessi giorni 140 detenuti escono dal 41bis. Alcuni di loro risultano essere legati ad organizzazioni mafiose.
Stato: T'avevo detto di stare ferma, dai cazzo.
Mafia: Ehhhh, ma io non te l'avevo detto pure...
Stato: Ma non ha visto, Martelli se n'è andato e sulle carceri ci sto già pensando...
Mafia: Eh, ma che vuoi?! I picciotti con le mani in mano non ci sanno stare...
Stato: Ma quel casino, per Costanzo?
Mafia: Ci dovevo pur dare qualcosa da fare... lo volevamo solo fare scantare.
Stato: Sì, spaventare, a Firenze sono morte cinque persone
Mafia: E tante altre in più ce ne saranno se non ti smuovi. Sto perdendo la pazienza... anzi sai che ti dico... succederanno cose clamorose. In tutta Italia!
La notte del 28 luglio tre esplosioni simultanee avvengono a Roma, davanti la Basilica di S.Giovanni e la chiesa del Velabro, e a Milano, vicino al museo d’arte contemporanea: cinque morti.
Nell’agosto del 1993 qualcuno avverte del pericolo di “una tacita trattativa” tra Mafia e Stato. E’ il capo della DIA Gianni De Gennaro che invia un report al ministro Mancino che a sua volta lo gira a Luciano Violante.
Stato: E ma ora basta! Pure le chiese! E a Milano, cinque persone che non c'entravano niente, ma che vuoi fare? Hai visto che ti ho levato un po' di persone dal 41 bis?
Mafia: Tu mi devi dare, anzi, mi devi ridare il mio potere. Lì, dove sei tu, a Roma. E continuare a levare i miei dal 41 bis. U capisti?
Stato: Si, qua, a Roma... ma tu non hai capito che ormai il potere è a Milano. Vedi che casino che stanno facendo con sta 'mani pulite'? Io pure a questo devo badare. Se rivuoi il tuo potere tu devi andare a Milano, qua stiamo raccogliendo i cocci e, facendo, così, i tuoi problemi te li potrò risolvere solo più in là.
Mafia: Minchia, sei un quaquaraquà, io mi posso solo fidare dei miei compaesani.
Sul finire dell'estate Cosa nostra si organizza per fare un suo partito. Basta rappresentanza indiretta, i boss vogliono essere loro stessi a sedere a Montecitorio in modo da non incappare più nei politici traditori. Ma, di contro all'idea del partito-mafia, qualcosa di nuovo si affaccia. Forse c’è un’altra strada. Mentre altri 340 detenuti, aderenti a Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra, escono dal 41 bis. Il ministro Conso, indagato per falsa testimonianza, dice che prese quella decisione da solo e per dare un segnale di distensione, “all’interno della mafia c’erano due fazioni, una più violenta l’altra più moderata”.
Stato: Ho saputo che ti stai sistemando...
Mafia: Sì, ma non credere che è finita qui, io di prese per il culo non ne voglio più sapere.
Stato: Io, con i miei uffici, quello che potevo fare l'ho fatto.
Mafia: Sì, ma qua ancora siamo lontani. Non ti dimenticare che ti colpisco quando voglio... e stavolta... non te lo puoi immaginare.
Stato: Ma insomma, le cose si stanno mettendo meglio, se pensi un anno fa... e poi l'ultima bomba l'hai messa tre mesi fa!
Nel gennaio del 1994 un ordigno di potenzialità devastante piazzato a pochi metri dallo Stadio Olimpico sarebbe dovuto esplodere alla fine di un incontro di serie A uccidendo centinaia di carabinieri in servizio di ordine pubblico.
Mafia: U viristi! Posso sempre farti un danno che manco te l'immagini! Va, per stavolta te la sei evitata
Stato: Grazie! Io l'ho capito che volevate dare l'ultima spinta, l'ultimo lancio. Grazie per non averlo fatto.
Mafia: Non c'è di che!
Stato: Ma ora, è chiaro, come dai patti... un po' di voi li dobbiamo togliere dalla circolazione. Sono teste calde, troppo pericolosi, io con loro non posso averci a che fare. Così tu sopravviverai e io sopravviverò e magari potremo tornarci a incontrare come ai vecchi tempi. L'hai capito che serve tempo e poi tutto sarà come prima. Tutto cambierà per restare tutto uguale, proprio come piace a te!
Mafia: E va bé! Però devono stare belli comodi! Non facciamo che ci levate i piccioli a questi... acchiappateli ma le loro famiglie non devono mai più avere problemi. Come ai vecchi tempi. Ci siamo capiti.
Stato: Sì, certo, sono serio io che ti pare...
Mafia: Talè, non mi fare parlare... Salutamu!
Negli ultimi mesi del 1993 il boss Vittorio Mangano, ex-stalliere ad Arcore, riallaccia i contatti con il suo vecchio amico Marcello Dell’Utri.
Sul finire del gennaio 1994 i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, registi delle stragi in “continente”, vengono arrestati a Milano mentre cenano in un noto ristorante. Con tutti i covi che potevano trovare in Sicilia, hanno deciso di passare la latitanza nella capitale meneghina, accompagnando il figlio di un loro amico a fare un provino nel Milan.
Leoluca Bagarella, altro frontman della strategia stragista, viene arrestato nel 1995. L'anno dopo tocca a Giovanni Brusca, il “boia” di Capaci. Bernardo Provenzano conquisterà la leadership della nuova Cosa nostra mentre giovani e vecchi boss vengono arrestati: tutti tranne lui. Fino al 2006 quando terminerà la sua latitanza durata 43 anni. Lo troveranno, incredibile ma vero, a Corleone dove il vecchio boss aspetta, seduto su una sedia, ormai troppo malato per farsi curare in latitanza. Ma ce n'è ancora uno. Matteo Messina Denaro. Ha dato man forte, cervello e braccia, per fare le stragi. Si dice sappia cose disdicevoli.
Stato: Meglio lasciarlo dov'è...
di
Andrea Cottone
Nicola Biondo
"Il testo sopra riportato è liberamente ispirato al contenuto degli atti depositati al gup di Palermo, dott. Piergiorgio Morosini, nell'ambito dell'udienza preliminare sulla trattativa Stato-mafia che si celebra a Palermo".
"Stato e mafia sono andati a braccetto per oltre 40 anni. Ma dovevano incontrarsi in clandestinità ché, si sa, in Paese si parla. Così come amanti il loro rapporto è andato avanti e come in tutte le coppie, con alcuni screzi – oggi ti ammazzo un magistrato, domani mi arresti un boss – ma fondamentalmente con una convivenza anche abbastanza civile. Ci si sedeva allo stesso tavolo a spartirsi il manciare, ci si aiutava in un rapporto mutualistico. Insomma, una vera e propria coppia di fatto. E poi che ci fu? Ci fu che qualcuno, nell'est europeo, ha deciso di fare saltare il tavolo sul quale s'era poggiato il mondo sin dal dopoguerra. Si disgrega l'Unione Sovietica e gli stati satelliti e un giorno il mondo s'è svegliato con un muro in meno e nuove regole da creare sulle ceneri delle precedenti. E l'Italia è crollata appresso a tutto il resto. Fino ad allora lo Stivale era stato un buon campo di battaglia per le due fazioni in cui era diviso il globo, un terreno sperimentale sito nell'avamposto dell'Occidente a pochi passi dal comunismo. E, fra gli esperimenti, c'era quel rapporto con la mafia. Quei “goodfellas” affidabili, utili all'occorrenza ma che, senza comunista da tenere a bada, non erano più dei partner strategici. Così, sulla soglia delle nozze d'oro, Stato e mafia litigano. E per la prima volta, nel gennaio 1992, l’intera Cupola si trova con gli ergastoli definitivi sulle spalle.
Mafia: Non mi ha più garantita, ma che cos'è? Quella sentenza della Cassazione non doveva andare così. Me l'avevi promesso...
Stato: Eh, abbiamo fatto tutto il possibile, ma non c'è stato niente da fare. Poi quel Falcone... pareva che avesse finito di rompere i coglioni e, invece, è venuto a casa mia. Sì, a Roma. E si inventa: carcere per tutti gli indiziati di te, e finirono gli arresti domiciliari; ha ricalcolato i termini di custodia, così ho dovuto riportare in carcere un bel po' di voi; i benefici per i pentiti e la Dda in cui i magistrati tutti sanno tutto di te e pure la Dna perché dicono che sei un fenomeno nazionale per non parlare della Dia... sbirri tutti dedicati a te; pure la norma sui prestanome s'è inventato e poi, quel 41 bis, ma che è brutto anche solo a sentirlo nominare. Ma stai tranquilla, queste cose non passeranno mai. Parola d'onore.
Mafia: Onore?! Ma di cosa stai parlando, tu non sai nemmeno cosa vuol dire onore per me! Ora ti faccio vedere io. Non hai voluto fare come ti dicevo? Ora mi devo togliere i sassolini dalle scarpe. Sassolini... belli pietroni!
Stato: No, aspetta. Possiamo ancora farcela, certo ad aprile ci sono le elezioni...
Mafia: Elezioni sta minchia! Tu sei finito. Guarda i tuoi uomini, sono tutti vecchi, molli, stanno cadendo come pere sfatte. E se non cadono, non ti preoccupare, li taglio io i rami. Tutti fuori dalla sella li voglio! La gente non ci deve credere più in te e ricordati che qua, in Sicilia, lo stato sono io! Salutamu.
Sotto i colpi dei killer il 12 marzo 1992, a Mondello, cade Salvo Lima, leader della corrente andreottiana in Sicilia e indicato da numerosi documenti come referente politico principale di Cosa Nostra. Qualcuno comincia a farsela sotto. Anche perché cominciano a girare documenti. Si parla di “piano destabilizzante l'ordine repubblicano” e si fanno anche i nomi dei prossimi rami da tagliare. Calogero Mannino, ministro dell'ultimo governo Andreotti e leader della sinistra Dc nell'Isola, è nella lista. Per salvarsi la pelle, chiede aiuto al capo del Ros dei carabinieri, Antonio Subranni, e anche ai servizi segreti, rappresentati da Bruno Contrada. E mentre i picciotti sono in giro a Roma per cercare di seccare uno a scelta fra Costanzo, Falcone e Martelli, arriva l'ordine di tornare alla base. C'erano cose grosse da sbrigare. Esplosive.
Stato: Ma che fai, m'ammazzi Falcone?! Ma sei diventata pazza?
Mafia: Avanti, non fare il verginello, che m'hai anche dato una mano.
Stato: Non ti consento di fare certe insinuazioni...
Mafia: Se va bé... e io come facevo a sapere che stava arrivando?
Stato: …
Mafia: Lo vedi! Comunque, sei debole, noi siamo più forti. Ormai l'hanno capito tutti.
Stato: Aspetta un minuto, parliamone. Che cosa vuoi per farla finita?
Mafia: Ora cominciamo a ragionare. Intanto che fa, me li togli dai coglioni questo Scotti, questo Martelli e Andreotti poi... deve sparire dalla scena, altrimenti ci penso io... già, come vedi, non l'ho fatto diventare il tuo capo.
Stato: No! No! Ok, ora vediamo.
Dopo la strage di Capaci il ministro Claudio Martelli firma il decreto Falcone che contiene tutte le intenzioni del giudice da applicare nel concreto alla lotta alla mafia. Norme che restano in parte lettera morta, soprattutto sul “carcere duro”. Il 28 giugno Giuliano Amato forma il nuovo governo, Scotti passa agli Esteri ma Martelli resta. Intanto il Ros dei Carabinieri cerca Vito Ciancimino per cercare di capire come finire con questo “muro contro muro”. Di questa iniziativa viene a conoscenza Paolo Borsellino (http://www.youtube.com/watch?v=BQkv3iy4TsE), amico, braccio destro e erede naturale di Falcone, tramite Liliana Ferraro, succeduta a Falcone nella poltrona di direttore degli affari penali al ministero di Giustizia, alla quale il Ros chiede “una copertura politica” da parte di Claudio Martelli.
Mafia: Ma chi mi hai mandato, ma chi sono questi?
Stato: Credimi, ne so poco, ho saputo che sono andati da Ciancimino e che vanno a bussare alle porte dei ministri per cercare coperture...
Mafia: E Martelli, che ci fa ancora là?
Stato: Eh, sì... dammi un po' di tempo, non è così facile come per te... tu decidi, parti, ammazzi, torni a casa. Io c'ho ministri, presidenti, parlamentari...
Mafia: E non me ne fotte niente. E allora? Che risposta mi dai, mi pare di averti fatto un bello papello.
Stato: Eh, va bè, così, come si fa? Ci vorranno anni...
Mafia: Ma tu lo sai che noi abbiamo la stessa età
Stato: Ma ora non si può fare niente... e poi, ormai si sa, lo sa anche quello che meno di tutti doveva saperlo. A volte i miei dipendenti, quando prendono l'iniziativa, finiscono per combinare guai.
Mafia: E a quello ci pensiamo noi... come abbiamo sempre fatto! Che... tu scurdasti Dalla Chiesa? E La Torre... che ti stava sui coglioni anche a te! E tutte quelle cose che ho fatto per te?! Io mi sono preso sempre la mia responsabilità e anche questa volta lo farò ma sappi una cosa...
Stato: Cosa?
Mafia: Non ci fermeremo mai
Alle 18 del 19 luglio 1992 salta in aria via D'Amelio a Palermo e con essa anche Paolo Borsellino e la sua scorta. La stessa notte, dalle celle dell'Ucciardone dove avevano appena finito di bere lo champagne per festeggiare, vengono trasferiti i primi detenuti nell'isola di Pianosa al 41bis.
Mafia: E allora? Ma che dobbiamo fare?
Stato: No, guarda, stavolta hai esagerato.
Mafia: Di nuovo? Che fai finta di niente?
Stato: La situazione è messa male, devi avere un po' di pazienza, fermati un attimo e vediamo se possiamo trovare un accordo.
Mafia: Va bene, io mi fermo per un po', tranne qualche altro sassolino che mi devo togliere, ma tu non ti preoccupare, questi sono affari interni nostri. Sono cose nostre.
Stato: Aspetta che mi riprendo, ora, così, non posso muovermi, mi sono spiegato?
Mafia: E amunì, vedi di sbrigarti che qua i picciotti si lamentano... e si lamentano assai!
Cosa nostra, sotto la sua superficie ruvida e compatta si spacca. La strategia delle bombe sta solo portando enormi sofferenze ai carcerati. Che si fanno sentire. Tre giorni dopo la morte di Borsellino il Ros bussa alla porta della Presidenza della Consiglio parlando con Fernanda Contri dei contatti avviati con Ciancimino, il portavoce della Cupola. Non sarà l’unica. In ottobre anche il Presidente della Commissione Antimafia Luciano Violante viene informato dal Ros degli incontri con l’ex-sindaco di Palermo.
La trattativa avviata dal Ros cambia l'interlocutore finale: con il sanguinario Riina non ci sono margini di trattativa, anzi, in questo momento rappresenta un danno per la stessa organizzazione. Meglio puntare su Bernardo Provenzano, più “ragioniere”, avvezzo a badare agli affari e che con lo Stato ci ha sempre dialogato. Attorno a lui potrebbe organizzarsi una nuova mafia che deve rispettare le regole di quella vecchia: niente scruscio. Così il 15 gennaio Totò Riina viene arrestato dal Ros a pochi metri da casa sua, dove nessuno dei carabinieri entra per 18 giorni.
Mafia: Sei stato bravo! Complimenti, non me l'aspettavo...
Stato: Fai pure ironia? Sai anche tu che non c'erano alternative, a quello gli era partita la testa.
Mafia: Non ti preoccupare che ce ne sono altri... ti pare che è finita qua?! Dammi un pochino di tempo e vedi che minchia ti combino. Qua i picciotti dalle carceri continuano a lamentarsi. E che è sta cosa? La vogliamo finire?
Stato: Eh va bé, lasciamelo dire, te la sei cercata. Ora, però, stai tranquilla che con questo colpo abbiamo dato un bel po' di calmante alle persone. Abbiamo preso il 'maggiordomo'. È dietro le sbarre. Vedrai che piano piano la gente comincerà a pensare ad altro...
Mafia: Ti do quattro mesi di tempo, dopo di che... non puoi immaginare...
Stato: Si, ho capito. L'importante ora è non fare altre cazzate, la gente deve immaginare che hai accusato il colpo.
Mafia: Certo, intanto io mi faccio qualche riunione... vediamo che ne viene fuori.
Stato: Fai come vuoi, sai che non sono mai stato geloso
A Febbraio 1993 Martelli viene costretto alle dimissioni perché raggiunto da un avviso di garanzia per una vecchia storia di tangenti, al suo posto va Giovanni Conso. I vertici del Dap, Dipartimento amministrazione penitenziaria, vengono sostituiti. Al posto di Nicolò Amato e Edoardo Fazioli, arrivano Adalberto Capriotti (vecchio magistrato di Trento) e Franco Di Maggio, magistrato d'assalto a Milano nei primi anni '80 finito poi all'Alto commissariato antimafia. Di Maggio non aveva i titoli per ricoprire quell'incarico ma ci pensa il presidente della Repubblica in persona, Oscar Luigi Scalfaro, che nominandolo in pochi minuti dirigente generale alla Presidenza del Consiglio lo fa salire di grado. Ma è già troppo tardi. A Firenze il 27 maggio una bomba fa cinque morti. Pochi giorni prima Maurizio Costanzo sfugge ad un attentato. Il 2 giugno, giorno dell’anniversario della nascita della Repubblica, un’autobomba viene fatta ritrovare a cento metri da Palazzo Chigi. Negli stessi giorni 140 detenuti escono dal 41bis. Alcuni di loro risultano essere legati ad organizzazioni mafiose.
Stato: T'avevo detto di stare ferma, dai cazzo.
Mafia: Ehhhh, ma io non te l'avevo detto pure...
Stato: Ma non ha visto, Martelli se n'è andato e sulle carceri ci sto già pensando...
Mafia: Eh, ma che vuoi?! I picciotti con le mani in mano non ci sanno stare...
Stato: Ma quel casino, per Costanzo?
Mafia: Ci dovevo pur dare qualcosa da fare... lo volevamo solo fare scantare.
Stato: Sì, spaventare, a Firenze sono morte cinque persone
Mafia: E tante altre in più ce ne saranno se non ti smuovi. Sto perdendo la pazienza... anzi sai che ti dico... succederanno cose clamorose. In tutta Italia!
La notte del 28 luglio tre esplosioni simultanee avvengono a Roma, davanti la Basilica di S.Giovanni e la chiesa del Velabro, e a Milano, vicino al museo d’arte contemporanea: cinque morti.
Nell’agosto del 1993 qualcuno avverte del pericolo di “una tacita trattativa” tra Mafia e Stato. E’ il capo della DIA Gianni De Gennaro che invia un report al ministro Mancino che a sua volta lo gira a Luciano Violante.
Stato: E ma ora basta! Pure le chiese! E a Milano, cinque persone che non c'entravano niente, ma che vuoi fare? Hai visto che ti ho levato un po' di persone dal 41 bis?
Mafia: Tu mi devi dare, anzi, mi devi ridare il mio potere. Lì, dove sei tu, a Roma. E continuare a levare i miei dal 41 bis. U capisti?
Stato: Si, qua, a Roma... ma tu non hai capito che ormai il potere è a Milano. Vedi che casino che stanno facendo con sta 'mani pulite'? Io pure a questo devo badare. Se rivuoi il tuo potere tu devi andare a Milano, qua stiamo raccogliendo i cocci e, facendo, così, i tuoi problemi te li potrò risolvere solo più in là.
Mafia: Minchia, sei un quaquaraquà, io mi posso solo fidare dei miei compaesani.
Sul finire dell'estate Cosa nostra si organizza per fare un suo partito. Basta rappresentanza indiretta, i boss vogliono essere loro stessi a sedere a Montecitorio in modo da non incappare più nei politici traditori. Ma, di contro all'idea del partito-mafia, qualcosa di nuovo si affaccia. Forse c’è un’altra strada. Mentre altri 340 detenuti, aderenti a Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra, escono dal 41 bis. Il ministro Conso, indagato per falsa testimonianza, dice che prese quella decisione da solo e per dare un segnale di distensione, “all’interno della mafia c’erano due fazioni, una più violenta l’altra più moderata”.
Stato: Ho saputo che ti stai sistemando...
Mafia: Sì, ma non credere che è finita qui, io di prese per il culo non ne voglio più sapere.
Stato: Io, con i miei uffici, quello che potevo fare l'ho fatto.
Mafia: Sì, ma qua ancora siamo lontani. Non ti dimenticare che ti colpisco quando voglio... e stavolta... non te lo puoi immaginare.
Stato: Ma insomma, le cose si stanno mettendo meglio, se pensi un anno fa... e poi l'ultima bomba l'hai messa tre mesi fa!
Nel gennaio del 1994 un ordigno di potenzialità devastante piazzato a pochi metri dallo Stadio Olimpico sarebbe dovuto esplodere alla fine di un incontro di serie A uccidendo centinaia di carabinieri in servizio di ordine pubblico.
Mafia: U viristi! Posso sempre farti un danno che manco te l'immagini! Va, per stavolta te la sei evitata
Stato: Grazie! Io l'ho capito che volevate dare l'ultima spinta, l'ultimo lancio. Grazie per non averlo fatto.
Mafia: Non c'è di che!
Stato: Ma ora, è chiaro, come dai patti... un po' di voi li dobbiamo togliere dalla circolazione. Sono teste calde, troppo pericolosi, io con loro non posso averci a che fare. Così tu sopravviverai e io sopravviverò e magari potremo tornarci a incontrare come ai vecchi tempi. L'hai capito che serve tempo e poi tutto sarà come prima. Tutto cambierà per restare tutto uguale, proprio come piace a te!
Mafia: E va bé! Però devono stare belli comodi! Non facciamo che ci levate i piccioli a questi... acchiappateli ma le loro famiglie non devono mai più avere problemi. Come ai vecchi tempi. Ci siamo capiti.
Stato: Sì, certo, sono serio io che ti pare...
Mafia: Talè, non mi fare parlare... Salutamu!
Negli ultimi mesi del 1993 il boss Vittorio Mangano, ex-stalliere ad Arcore, riallaccia i contatti con il suo vecchio amico Marcello Dell’Utri.
Sul finire del gennaio 1994 i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, registi delle stragi in “continente”, vengono arrestati a Milano mentre cenano in un noto ristorante. Con tutti i covi che potevano trovare in Sicilia, hanno deciso di passare la latitanza nella capitale meneghina, accompagnando il figlio di un loro amico a fare un provino nel Milan.
Leoluca Bagarella, altro frontman della strategia stragista, viene arrestato nel 1995. L'anno dopo tocca a Giovanni Brusca, il “boia” di Capaci. Bernardo Provenzano conquisterà la leadership della nuova Cosa nostra mentre giovani e vecchi boss vengono arrestati: tutti tranne lui. Fino al 2006 quando terminerà la sua latitanza durata 43 anni. Lo troveranno, incredibile ma vero, a Corleone dove il vecchio boss aspetta, seduto su una sedia, ormai troppo malato per farsi curare in latitanza. Ma ce n'è ancora uno. Matteo Messina Denaro. Ha dato man forte, cervello e braccia, per fare le stragi. Si dice sappia cose disdicevoli.
Stato: Meglio lasciarlo dov'è...
di
Andrea Cottone
Nicola Biondo
"Il testo sopra riportato è liberamente ispirato al contenuto degli atti depositati al gup di Palermo, dott. Piergiorgio Morosini, nell'ambito dell'udienza preliminare sulla trattativa Stato-mafia che si celebra a Palermo".
venerdì 8 marzo 2013
Ricominciano gli attacchi verso il MoVimento Cinque Stelle.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVI19-nvT1M-sxc41h9ihOsj2ynOED1pUYcthwUnxcHnw_mdJkVUEyqIeVAx3y4ybsSO4ygcHId1x62iUV1-R0xjBZ02yBXXB9M1E0ig-Eab_h3GgT8qwpbzinJJ0c06tSzMKUgLroVJY/s320/Ecofeudo.jpg)
Sergio Vaccaro.
sabato 2 marzo 2013
HELP
In questi giorni assistiamo al prosieguo della campagna elettorale che per qualcuno ancora non è finita.
incontri gente che ti chiede con tono ironico quanto provocatorio:spiegami chi é Casaleggio (spiegamelo tu semmai), nazista, comunista, fascista, merda, manca solo la spectre.
Se non fate come dice il PD portate l'Italia alla rovina, maledetti, irresponsabili, impreparati stronzi, ignoranti, servi della Goldman Sachs, a noi?
E tutto perché il m5s ha preso tantissimi voti, troppi evidentemente, gli attivisti tutti, parlo dei veri attivisti vogliono fare esattamente quello che ha sempre detto e ha promesso ai suoi elettori il m5s: non allearsi con chi considera responsabile dello sfascio dell'Italia, incapace di mantenere quello che promette (e ve n'è ampia prova) e votare SOLO nel merito; basta promesse, votiamo SOLO le cose concrete. Le chiacchere stanno a zero.
E quindi il M5s va combattuto con ogni mezzo, queste cose non si fanno. Promettere e mantenere; non scherziamo, sono cose da irresponsabili, utopisti, sfacisti, che ci vogliono portare alla catastrofe.
Eh no miei cari, io non ci sto.
Rivolgetevi a chi avete votato VOI, e chiedetegli di fare LORO quello che vi hanno promesso.
Non mi sembra che ci fosse quello che stanno dicendo ora.
Andate a bussare alla loro porta.
Li avete votati?
E' a loro che dovete chiedere aiuto, non al Movimento Cinque Stelle.
vostro fottutissimo Capitan harlock
( la zanzara è momentaneamente impegnata)
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